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PMI e fintech? Matrimonio annunciato

Le opportunità per i servizi digitali innovativi sono enormi soprattutto tra gli oltre 4 milioni di microimprese della Penisola. In Europa il bacino potenziale è composto da 24 milioni di aziende, di cui solo il 3% è stato raggiunto dai nuovi player della finanza.


In Italia ci sono oltre 5 milioni di imprese di cui, secondo i dati Censis-Confcooperative riferiti al 2022, circa 4,4 milioni sono microimprese, ossia realtà con meno di 10 dipendenti che costituiscono ben il 95% del totale, occupano il 47% della forza lavoro e generano il 23% del prodotto interno lordo nazionale.

Un bacino enorme, che per le fintech rappresenta una grande opportunità da cogliere e una grande scommessa da vincere, alimentata dalla necessità di servizi innovativi di cui questa tipologia di aziende ha urgente bisogno e che spesso le banche tradizionali non sono in grado di offrire. Di quali servizi stiamo parlando?

 

Soluzioni innovative a servizio delle pmi

L’accesso alla liquidità e a soluzioni di finanziamento più veloci e con meno ostacoli di carattere burocratico è probabilmente la voce più importante e strategica, ma sul tavolo ci sono anche app e piattaforme per aprire e gestire un conto corrente in pochi clic e con supporto immediato tramite chatbot, per gestire in modo più rapido i flussi di lavoro in ambito amministrativo, dalla fatturazione alla rendicontazione delle spese di trasferta, per scontare i propri crediti commerciali e strumenti di reverse factoring.

Il tutto attraverso il canale digitale e a costi più flessibili e non meno economici rispetto a quelli garantiti dagli operatori tradizionali.

L’offerta di servizi fintech, sia per le Pmi che per le microimprese sta crescendo, grazie all’intuizione di startup, come Change Capital, che hanno compreso le necessità del target e messo a punto un modello di relazione diretto e semplificato con la potenziale clientela.

Ma qual è la reale capacità del mercato nell’accogliere le proposte? Vediamolo insieme.

 

Le risposte del mercato: un po' di dati

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Secondo un sondaggio condotto dalla startup Finom (e realizzato da Qonto e ProntoPro), l’Italia si dimostra pronta e sembra avere ottime prospettive. Pmi e professionisti italiani, infatti, superano la media Ue nell’utilizzo degli strumenti digitali e l’80% delle realtà intervistate impiega già oggi servizi come banking online e tool per ottimizzare la gestione della contabilità, seguendo una dinamica che è stata accelerata dalla pandemia.

Otto Pmi su dieci, inoltre, ritengono che i servizi finanziari online aiutino a risparmiare tempo e dichiarano di voler effettuare investimenti nella digitalizzazione del proprio business anche nei settori dei pagamenti digitali e degli strumenti di finanziamento.

La percezione è che ci sia piena consapevolezza dell’utilità di soluzioni innovative per migliorare l’efficienza, a patto che queste stesse siano disponibili con la giusta combinazione di prezzo e qualità, caratteristiche che potrebbero catturare facilmente clienti insoddisfatti dai servizi delle banche tradizionali.

Prima che le neobank e le fintech possano essere presenti in modo davvero pervasivo nel mercato italiano ed europeo delle Pmi, la strada da percorrere è comunque ancora lunga.

Nell’Unione Europea sono presenti circa 24 milioni tra professionisti a partita IVA e piccole e medie imprese che occupano il 65% della forza lavoro complessiva, ma secondo le analisi di Finom le fintech hanno raggiunto con i loro servizi solamente il 3% di questi potenziali clienti.

Una percentuale che conferma come lo spazio da conquistare in un settore attualmente occupato da pochi nomi di rilievo sia decisamente importante.